Museo nazionale etrusco e necropoli di Chiusi
Lunedì-sabato 8.30-19.50 (ultimo ingresso 19.20)
Domenica e festivi 8.30-13.50 (ultimo ingresso 13.20)
Nell'ambito del piano di valorizzazione, il Museo sarà straordinariamente aperto il 22 settembre e il 3 novembre dalle 13.50 alle 20, il 6 e il 13 ottobre, il 1° novembre e l'8 dicembre dalle 16 alle 20;.
Intero 6,00 € - Ridotto: 2,00 € Cittadini dell’Unione Europea di età compresa tra i 18 e i 25 anni.
Riduzioni e gratuità secondo le norme di legge previste per i musei statali.
I biglietti sono in vendita anche on-line
Il Museo Etrusco di Chiusi nasce all’indomani dell’Unità d’Italia, nel 1871, per esporre i numerosi reperti restituiti dal territorio chiusino che per lungo tempo erano stati oggetto di depredazione. Nel 1963, con apposita legge, passò allo Stato assumendo il nome di Museo Nazionale Etrusco di Chiusi. Al suo interno è esposta una ricca selezione di reperti ordinati secondo un criterio cronologico e topografico provenienti principalmente dalle raccolte di collezionisti chiusini e, in parte, da scavi archeologici. L’allestimento inizia dalle prime attestazioni di frequentazione umana nell’area della città, databili all’età del Bronzo medio e finale (XIII-X secolo a.C.) e, attraverso le testimonianze dell’età del Ferro (IX-VIII secolo a.C.), abbraccia il periodo etrusco con l’esposizione di rilievi, statue, ceramiche in bucchero e attiche, corredi tombali, urne e sarcofagi. La sezione romana raccoglie testimonianze provenienti dalla città e dal territorio circostante, fino a giungere ai primi secoli del medioevo (VI-VII secolo d.C.) con gli importanti reperti provenienti dalle sepolture longobarde scavate sul colle dell’Arcisa, subito fuori l’abitato odierno.
Tra i numerosi reperti esposti si ricordano i vasi cinerari villanoviani, tra i quali il cd. “Coperchio dell’abbraccio” che rappresenta una straordinaria scena di abbraccio tra due figure in terracotta, i caratteristici canopi (VII-VI a.C.), vasi a forma antropomorfa destinati ad accogliere le ceneri del defunto, tra i quali spicca il Canopo di Dolciano, l’elegante Sfinge in pietra, che oggi è uno dei simboli del museo, le statue femminili di piangenti, l’ossuario Paolozzi, vasi attici a figure nere e rosse, tra questi ultimi quello con la rara raffigurazione di Telemaco e Penelope. Il legame con il territorio è indicato dall’esposizione di ricchi corredi tombali e dalla piccola sezione dedicata alle tombe dipinte del Leone, della Scimmia e del Colle Casuccini (V secolo a.C.), mentre l’età ellenistica (IV-I secolo a.C.) è esemplificata dalle urne in pietra e terracotta provenienti dai numerosi sepolcri del periodo. Per l’età romana si segnalano l’eccezionale ritratto di Augusto nelle vesti sacerdotali di pontefice massimo e il mosaico con scene di caccia dalla villa di Montevenere. Infine, tra i corredi funebri di età longobarda, costituiti principalmente da armi e oggetti di ornamento personale, spicca una spilla in argento dorato con pomoli a testa umana e decori zoomorfi e geometrici.
Al Museo è annesso un importante laboratorio di restauro visitabile su richiesta in occasione di mostre ed eventi.
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Guida Kids. Gli Etruschi di Porsenna
Guida Kids. Riscrivere il Passato
STORIA DEL MUSEO
La prima idea di istituire un museo pubblico a Chiusi risale al 1831, quando Federigo Sozzi, allora gonfaloniere della città e grande animatore dell’archeologia chiusina di quegli anni, presentò il progetto di esporre le antichità di Chiusi al piano terreno del Palazzo Comunale, già occupato da un carcere denominato l’Inferno. L’iniziativa non andò a buon fine e Chiusi dovrà aspettare ancora quaranta anni prima di avere un museo cittadino.
Il Museo di Chiusi fu inaugurato il 28 ottobre 1871, presso le due sale in via Mecenate che già avevano ospitato la famosa collezione Casuccini, acquistata dal neonato Stato italiano e trasferita pochi anni prima al Museo di Palermo. I locali, infatti, erano stati comprati dal Comune nel 1870 insieme a quanto ancora rimaneva della prestigiosa raccolta. Le antichità già depositate in via Mecenate, tra cui erano presenti molti vasi in bucchero, alcune urne cinerarie e una piccola statua cinerario in pietra fetida, andarono così a costituire il nucleo iniziale dell’esposizione del Museo pubblico, a cui si aggiunsero subito le antichità della collezione vescovile, tra cui figuravano ceramiche attiche, buccheri e bronzi, oltre al bellissimo ritratto in marmo di Augusto, scoperto nei giardini adiacenti il Palazzo vescovile, e alla fronte del sarcofago romano con la rappresentazione della caccia al cinghiale calidonio, proveniente dalla distrutta basilica di Santa Mustiola.
Nel corso degli anni Settanta del XIX secolo la raccolta fu incrementata grazie agli scavi intrapresi nei terreni di proprietà demaniale dalla locale Commissione Archeologica, istituita nel 1860 e poi più volte rinnovata proprio allo scopo di “fondare un Museo Etrusco nella città di Chiusi”.
Numerose urne cinerarie iscritte, scoperte nei sepolcri disseminati nel territorio circostante e donate dai possidenti fondiari e dal clero, si aggiunsero ben presto alla raccolta del giovane museo, che fu ampliata anche grazie ad importanti acquisti effettuati sul vivace mercato antiquario dell’epoca, tra cui lo straordinario skyphos eponimo del pittore di Penelope.
Ben presto i locali di via Mecenate si rivelarono però insufficienti a conservare ed esporre le numerose antichità raccolte, rendendo necessaria la costruzione di una nuova e più ampia sede espositiva. Nel 1894 il Comune acquistò un terreno ubicato lungo via Porsenna, a breve distanza dal Duomo, allo scopo di costruire uno stabile che servisse come museo. Il progetto fu affidato all’architetto purista Giuseppe Partini, che realizzò la costruzione in stile neoclassico che ancora oggi ospita il Museo Nazionale Etrusco. L’edificio, ispirato all’edilizia templare, risultava sopraelevato rispetto al piano stradale grazie ad una breve scalinata ed era costituito da un’ampia sala centrale circondata da corridoi su ogni lato, illuminata dagli ampi lucernai del soffitto e preceduta da un ampio pronao con quattro colonne doriche e due pilastri in facciata.
Il nuovo museo fu inaugurato il 22 agosto 1901 al grido di: “Viva l’Italia, viva il Re, viva il Conte di Torino!”, presente, quest’ultimo, alla cerimonia di apertura. L’esposizione era stata curata da Luigi Adriano Milani, allora direttore del Regio Museo di Firenze. I materiali erano ordinati per classi: le tegole iscritte, le olle e le urne cinerarie in terracotta furono addossate alle pareti dei corridoi laterali, sul pavimento vennero invece collocati gli ossuari in pietra e alcuni sarcofagi; all’ingresso della sala centrale furono poste due sculture in pietra raffiguranti donne piangenti (xoana), mentre le vetrine che esponevano i canopi, il vasellame in bucchero e in bronzo furono sistemate contro le pareti laterali dell’aula, che ospitava, al centro, la grande sfinge in pietra fetida, dono del Conte Ottieri della Ciaja.
Pochi anni dopo, nel 1907, la raccolta del Museo Etrusco fu notevolmente arricchita grazie al lascito testamentario del conte Giovanni Paolozzi, che già in vita, in più occasioni, aveva contribuito con vendite e donazioni di buccheri, sculture e iscrizioni all’incremento delle antichità chiusine.
Nel 1934 Enrichetta Mieli Servadio donò al Museo di Chiusi la ricca collezione del padre, Leone Mieli, messa insieme a partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento con i materiali provenienti dagli scavi nella grande necropoli di Castelluccio-La Foce-Tolle e in località Casa al Vento, tra Pienza e Chianciano Terme.
Frattanto l’edificio e l’allestimento del museo avevano subito ulteriori trasformazioni: nel 1932, su progetto dell’architetto senese Egisto Bellini, fu completata la realizzazione della nuova ala e aggiunta una seconda aula, e subito dopo, nel 1934, fu riorganizzato l’allestimento ad opera di Doro Levi, allora funzionario della Soprintendenza alle Antichità d’Etruria, che nel 1935 ne pubblicò anche la guida scientifica.
Nel 1944 il Museo subì gravi danni a seguito di un cannoneggiamento nello scontro tra truppe tedesche e alleate, e fu riaperto nel 1948 dopo il riordino a cura di Guglielmo Maetzke, futuro Soprintendente.
Nel 1963 il Museo Civico di Chiusi divenne statale, assumendo la denominazione di Museo Nazionale Etrusco ma mantenendo un forte legame con la città di Chiusi, tanto che nella Legge di statizzazione fu stabilito che: “ tutte le cose di qualunque natura e valore esistenti nel Museo non dovranno mai, per nessun motivo, essere rimosse dal Comune di Chiusi” (Legge 1847 del 31 dicembre 1962, art. 5).
Nel corso dei decenni successivi il Museo fu più volte riorganizzato, fino a giungere all’attuale allestimento, realizzato nel 2003 secondo criteri cronologici e tematici.