Direzione regionale Musei nazionali Toscana

Conferenza “Il Convito di San Gregorio Magno di Pietro Paolini: peripezie, musealizzazioni e restauri”


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Giovedì 12 dicembre 2024, ore 16.00. Ingresso libero

Luisa Berretti, Direttrice musei nazionali di Lucca e Antonia d’Aniello, già Direttrice dei Musei nazionali di Lucca introducono e presentano una conferenza dedicata a  “Il Convito di San Gregorio Magno di Pietro Paolini: peripezie, musealizzazioni e restauri”, giovedì 12 dicembre 2024 alle 16.00 al Museo nazionale di Villa Guinigi, con  Antonella Gioli, Professore associato di Museologia, Critica artistica e del restauro, Università di Pisa; Elena Salotti, Funzionario restauratore, Biblioteca Universitaria di Pisa; Claudia Marchese, storica dell’arte, Università di Pisa. Ingresso libero

La grande tela nella collezione del museo è stata restaurata tra il  2005 e il 2006 grazie a un finanziamento  dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca realizzato sotto l’alta sorveglianza e direzione di Maria Teresa Filieri e Antonia d’Aniello e della Soprintendenza di Lucca e Massa Carrara dalle restauratrici e restauratori Chiara Carrara, Silvia Zecchini, Massimo Bonino, Elena Salotti, Ilaria Nardini, Luigi Colombini,  Maddalena Lazzareschi, Lucia Ricciarelli.

Pietro Paolini terminò il dipinto nel 1652 per il refettorio del convento lucchese di San Frediano, sede dei Canonici Lateranensi, e da sempre l’opera viene costantemente ricordata dalle fonti con espressioni di lode: in particolare, nel 1820 l’abate Luigi Lanzi, nel suo monumentale testo “Storia pittorica della Italia”, si riferisce al dipinto come “ornato alla paolesca di vasellamenti, di prospettive, popolato di gente, d’una verità, di una bellezza che destò allora molti poeti a fargli plauso quasi a miracolo dell’arte”.
La sera del 30 gennaio 1822, appena due anni dopo l’entusiastica descrizione del Lanzi, a causa di un incendio che devastò la pubblica biblioteca di Lucca, ubicata già dal Settecento nei locali del convento di San Frediano, la tela venne gravemente danneggiata, ma ulteriori complicazioni sorsero a seguito dell’intervento conservativo attuato per l’eliminazione del nerofumo che offuscava l’opera, giacché il lavaggio effettuato risultò evidentemente troppo aggressivo.

Com’è stato notato, l’affollata composizione, organizzata simmetricamente attorno alla figura di San Gregorio seduto in posizione frontale oltre la tavola riccamente imbandita al centro della scena, tradisce, soprattutto nelle figure femminili, l’ascendenza giovanile dalla pittura del maestro Angelo Caroselli, mentre i forti contrasti chiaroscurali sembrano derivare dal soggiorno veneziano dell’artista.

Tommaso Trenta, parlando del Paolini, menzionava il dipinto come “il più bello che abbia lasciato a sua gloria”, rappresentante il Pontefice San Gregorio Magno “che apparecchia il convito a poveri pellegrini, fra i quali si ravvisa Nostro Signore sotto forma di uno di essi” (Trenta 1820, p. 104). Quadro magnifico, viene definito dall’Abate Lanzi nella Storia pittorica della Italia,  (Trenta 1820, p. 104). Secondo la testimonianza del Ridolfi, come sopra accennato, l’opera venne profondamente danneggiata durante l’incendio che interessò la pubblica biblioteca nel 1822 al punto da essere considerato perduta dai pittori Camuccini e Benvenuti chiamati ad esaminarla (Ridolfi 1877, p. 128). Lo stato di conservazione della tela viene descritto dalla Filieri in occasione della mostra Dipinti restaurati e da restaurare dai fondi di Villa Guinigi. La studiosa ricorda che in seguito all’incendio della biblioteca, il dipinto subì un ulteriore danno a causa del lavaggio effettuato per eliminare il nerofumo e che, realizzata la foderatura, il restauro dell’opera potrà essere completato, viste le sue cospicue dimensioni – una lunetta di quasi 5 metri di altezza e 8 di larghezza – solo dopo averne definita la destinazione (Filieri 1987, pp. 18 e 20). Quanto alla collocazione cronologica dell’opera all’interno del catalogo del Paolini, la Giusti Maccari rende noto che dalla lettera scritta nel 1652 dall’erudito Michelangelo Torcigliani, lucchese d’origine ma residente d’abitudine a Venezia, si ricava che a quella data il Convito di San Gregorio era stato da poco ultimato (Bottari-Ticozzi 1822, p. 197 e Giusti Maccari 1987, p. 41).


Museo nazionale di Villa Guinigi