“Lo Scaffale di Mecenate: invito alla lettura” si conclude con la presentazione del volume di Alessandro Pacini “Passeggiate nell’orto metallurgico. Riflessioni di un artigiano”

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Venerdì 30 maggio 2025, ore 16. Ingresso libero fino a esaurimento posti, prenotazione consigliata.
Dopo l’apertura del punto di scambio di libri “Mecenate Bookcrossing” nel Parco dell’Anfiteatro, in collaborazione con la Biblioteca Città di Arezzo, il Museo archeologico nazionale di Arezzo inaugura una rassegna letteraria dedicata alla figura storica di Mecenate, realizzata insieme alla Fondazione Arezzo Intour.
“Lo Scaffale di Mecenate” presenta tre libri di recente uscita in altrettanti venerdì di maggio, sempre alle 16, tutti incentrati sul mondo antico, di cui i volumi analizzano e raccontano aspetti diversi da differenti prospettive.
“La storia dell’umanità – sottolinea Alessandro Pacini – l’idea stessa di umanità sono astrazioni. Molto meglio limitarsi a tentare di conoscere, anche solo in parte, singole manifestazioni dell’attività umana del passato, i frammenti di quello che fu il loro ciclo vitale”.
La memoria minerale che si nasconde in un manufatto antico (un gioiello, un ornamento, un’arma) comincia molto prima che il pezzo sia forgiato, ben prima della comparsa dell’umanità e forse della Terra stessa; eppure il metallo vi prende – nella sua natura che potenzialmente, nelle giuste condizioni, fonde e muta all’infinito – una forma che cristallizza per sempre un tempo e un luogo. Il pugnale portato da un uomo dell’età del Bronzo, la fibula che chiudeva il suo mantello sono fermi, conservati in una teca di museo, e testimoniano ciò che possiamo sapere su quell’era.
L’archeologia e la storia ci aiutano a capire e contestualizzare, ma possono peccare di un eccesso di astrazione: per comprendere realmente che cosa significasse fabbricare quel pugnale, che strumenti servissero, forse anche quali pensieri si pensassero, bisognerebbe provare a farlo.
Un archeometallurgo, quale è l’autore di questo libro, è in grado di compiere quel passo che scavalca i secoli, riportando in vita quella memoria, per così dire riscaldandone la portata antropologica: dopo approfonditi studi e un apprendistato da artigiano Alessandro Pacini ha imparato e coltiva l’arte di riprodurre gli oggetti in metallo, utilizzando con scrupolo filologico le tecniche antiche.
In queste pagine, ragionate e amorevolmente arricchite di immagini, dettagli, fonti bibliografiche, si dipana il racconto delle procedure adottate per realizzare riproduzioni di pregio, delle soluzioni ideate per superare le difficoltà pratiche, ma traspare anche una interessante riflessione sul rapporto che abbiamo con ciò che i nostri lontani antenati hanno lasciato, e su come dovremmo interpretarlo.
Nella prospettiva di chi lavora con le mani, la conoscenza passa imprescindibilmente per l’esecuzione: un “imparare facendo” che rende il ruolo dell’artigiano persino più rilevante di quello dello studioso, nel momento in cui la replica di un manufatto non ha più solo lo scopo di fornire dati scientifici su come esso sia stato creato, ma quello di inseguire il significato del gesto, la contemplazione, l’avvicinamento alle logiche della natura, elementi che sono rimasti immutati nei millenni.
Alessandro Pacini, artigiano orafo specializzato in archeometallurgia, si è laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Firenze con una tesi sulle pietre preziose al tempo dei Medici. Dal 1994 sperimenta le tecniche metallurgiche dell’antichità. Dal 1998 al 2006 ha collaborato con Edilberto Formigli alla direzione dei seminari di archeometallurgia di Murlo (Siena). È stato per dieci anni docente incaricato presso la Scuola di Alta Formazione dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Ha partecipato come relatore a convegni internazionali di archeometallurgia e pubblicato monografie e contributi in riviste di settore.
La partecipazione alle presentazioni è gratuita fino a esaurimento dei posti disponibili. Si consiglia la prenotazione scrivendo a drm-tos.archeoar@cultura.gov.it.
Museo archeologico nazionale “Gaio Cilnio Mecenate” e Anfiteatro romano