Direzione regionale Musei nazionali Toscana

“Visioni di miti e riti etruschi a Firenze” una mostra a cura di Daniele Federico Maras.


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20 dicembre 2024 – 7 aprile 2025

L’esposizione di quattro lastre dipinte intere, datate alla fine del VI secolo a.C., recuperate a Cerveteri nel 2019 dalla Guardia di Finanza è lo straordinario risultato di una grande collaborazione tra istituzioni pubbliche che vede, accanto al Museo Archeologico Nazionale di Firenze e alla Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura, il Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Roma della Guardia di Finanza – Sezione Tutela Beni demaniali e di interesse pubblico, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale, in accordo con la Direzione regionale Musei nazionali della Toscana.

Una  sorprendente ‘pinacoteca’ figurata  recuperata nell’estate del 2019 dalla Guardia di Finanza, nel corso di un’operazione di contrasto al commercio clandestino di reperti archeologici. Gli straordinari reperti sono stati prodotti nei decenni finali del VI secolo a.C. in un’officina della città etrusca di Caere (odierna Cervereri), probabilmente per decorare le pareti di un tempio. Il fregio della parte superiore, comune a tutte e quattro, rappresenta un meandro spezzato che incornicia riquadri con uccelli acquatici e motivi floreali a stella. La superficie è stata danneggiata dai maldestri tentativi di pulizia dei ladri d’arte che le hanno strappate al loro contesto.

La mostra che si inaugura giovedì 19 dicembre alle 16, riunisce opere d’arte eccezionali, che hanno superato l’ingiuria del tempo e i danni causati dai ladri d’arte per raccontarci la visione etrusca di miti e riti attraverso una straordinaria tavolozza di colori. Ad accoglierle il direttore del Museo, l’etruscologo Daniele F. Maras, che è stato parte sin dall’inizio del gruppo di lavoro della Soprintendenza che ha studiato le lastre e le ha restituite alla fruizione pubblica. “Grazie a iniziative espositive come questa, che fa seguito a una breve anteprima nella primavera del 2024 a Vetulonia, si porta a compimento il ciclo della tutela per le quattro lastre, dalla protezione (assicurata dalla Guardia di Finanza), alla conservazione (resa possibile dalla Soprintendenza) fino alla valorizzazione (garantita nel contesto del Museo). Solo così lo sguardo etereo di Pentesilea, l’esuberante vitalità della coppia in corsa, l’esplosione di colori delle ali di Hermes, i gesti enigmatici degli aruspici torneranno a svolgere la funzione per cui sono stati creati: comunicare con il pubblico e trasmettere la voce degli artisti del passato”.

Ai quattro capolavori si aggiunge un’altra recente acquisizione, il “Viaggiatore etrusco”: un ulteriore straordinario frammento di lastra dipinta che conserva il profilo di un giovane dalla ricca acconciatura in tenuta da viaggio, che potrebbe in realtà essere il costume di scena di un attore intento in una performance a soggetto mitologico. Il frammento, ritrovato a Cerveteri in epoca imprecisata, è rimasto in collezioni private americane fino al 2020, quando è stato acquistato dalla Fondazione Luigi Rovati di Milano, con l’intento meritorio dichiarato di cederlo allo Stato, consegnandolo poi alla Soprintendenza A.B.A.P. per la provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale.

Dopo essere stato presentato a Venezia e a Roma, oggi il Viaggiatore è partito di nuovo, questa volta per tornare in Etruria ed essere esposto a Firenze assieme ad altri capolavori dell’arte etrusca. “Il patrimonio culturale – conclude con soddisfazione il direttore Maras – compie la propria missione quando è messo in condizione di raggiungere il pubblico e di promuovere lo sviluppo della cultura. È questo lo scopo di una mostra su opere della pittura antica come quelle che presentiamo oggi, che – sebbene rimaste prive di contesto a causa degli scavatori clandestini – continuano ancora a narrare per immagini la storia, il mito e l’arte”.

Le lastre raffigurano il duello tra Achille e Pentesilea con l’eroe greco a sinistra, racchiuso in una pesante armatura, che si ripara dietro lo scudo e si prepara a colpire la regina delle Amazzoni, che sprezzante del pericolo si scaglia verso di lui brandendo una spada insanguinata. Il volto dell’eroina, sereno e distaccato, sottolinea la scelta dell’artista etrusco di rappresentarla all’apice della gloria, subito prima che il nemico la trafiggesse.

La seconda si ipotizza possa illustrare una corsa di dei o di eroi. Un uomo biondo dalla carnagione rossa brandisce un ramo dalle foglie dorate mentre insegue una donna dalla chioma riccia armata di arco: potrebbe trattarsi di Apollo e Artemide con i rispettivi attributi divini, oppure della vergine cacciatrice Atalanta sfidata alla corsa dal suo futuro sposo Melanione, che vinse la gara lasciando cadere tre mele d’oro per distrarla.

Non manca la straordinaria iconografia del Giudizio di Paride con a destra il messaggero degli dèi Hermes, dalle ali variopinte e con in mano uno scettro, che precede Hera, prima delle tre dee in lizza per scegliere la più bella tra loro. In origine le altre due dee (Atena e Afrodite) e il giovane Paride chiamato a giudicare erano raffigurati su due lastre adiacenti, purtroppo andate perdute.

Due aruspici etruschi al lavoro sono rappresentati in un’altra delle lastre esposte dove un giovane sacerdote dai capelli lunghi ha appena completato un rito di divinazione osservando gli uccelli con il lituo (il bastone ricurvo che ora tiene sulla spalla) e sta comunicando la volontà degli dèi al suo compagno con la barbetta a punta, che si affretta verso destra tenendo un mano un ramoscello con dei frutti rossi.

Infine completa l’esposizione un piccolo ma prezioso frammento di lastra dipinta con un “Viaggiatore etrusco”  acquistato dalla Fondazione Luigi Rovati di Milano nel 2020, presso una casa d’aste di New York, con l’intento dichiarato di cederlo allo Stato italiano, e consegnato alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale. Un accurato restauro a cura di Antonio Giglio ha reso possibile lo studio della decorazione e l’esposizione del pezzo prima a Venezia e poi a Roma: oggi il Viaggiatore è partito di nuovo, questa volta per tornare in Etruria ed essere esposto a Firenze.

Il frammento dipinto riproduce il profilo di un giovane imberbe dai tratti aristocratici, a torso nudo, che rivolge lo sguardo in basso a sinistra con atteggiamento pensoso. I lunghi capelli rossi sono raccolti in robuste trecce che ricadono sulle sue spalle e sulla schiena, mentre la fronte è incorniciata da un’elaborata serie di riccioli bruni. Sulla sommità del capo si trova un piccolo cappello a tesa di colore grigio: il cosiddetto petaso, tipico di viandanti e viaggiatori, trattenuto da un sottile laccio che pende sotto il mento. Un lungo bastone arancione è appoggiato alla spalla destra e quello che sembra un flauto, piuttosto danneggiato, è trattenuto sotto l’ascella. La cronologia si pone attorno al 500 a.C.

Si tratta di un attore di una pantomima? Alcuni indizi fanno pensare che l’abbigliamento del Viaggiatore sia in realtà un costume di scena. Suggeriscono tale ipotesi il doppio colore della capigliatura (che fa pensare a una parrucca), le dimensioni del copricapo (sensibilmente più piccolo del normale) e soprattutto la presenza del flauto, che potrebbe suggerire una performance rituale di musica e danza, del tipo che nell’antichità si chiamava ‘pantomima’. Ma se così fosse, quale ruolo poteva interpretare il personaggio rappresentato? Nell’iconografia antica, la tenuta da viaggio è tipica di diversi personaggi: da Ulisse a Bellerofonte e da Giasone a Teseo. Salvo il primo, però, che è di regola rappresentato come maturo e barbuto, gli altri sono eroi combattenti e non pensierosi come sul nostro frammento dipinto. Esiste un solo giovane eroe mitologico che ha come caratteristica quella di meditare prima di parlare: Edipo, che spesso viene rappresentato proprio nel momento in cui risolve l’enigma della Sfinge. Ci si può pertanto chiedere se sia proprio lui il soggetto messo in scena dal “Viaggiatore”, anche se probabilmente non lo sapremo mai, a causa degli ignoti ladri che in passato hanno strappato il frammento al suo contesto d’origine.

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Visioni di miti e riti etruschi a Firenze a cura di Daniele Federico Maras
Museo Archeologico Nazionale di Firenze
20 dicembre 2024 – 7 aprile 2025

 

Museo Archeologico Nazionale di Firenze
Direttore: Daniele Federico Maras
Curatrici delle Collezioni: Barbara Arbeid, Anna Consonni, Claudia Noferi
Allestimento: Giulia Basilissi, Stefano Sarri

in accordo con

Direzione Generale Musei
Direttore Generale: Massimo Osanna
Dirigente Servizio III: Luca Mercuri

in accordo con

Direzione regionale Musei nazionali Toscana
Direttore: Stefano Casciu
Ufficio comunicazione e promozione: Paola Pace in collaborazione con Marco Betti
Ufficio stampa: Andrea Acampa – Opera laboratori

in collaborazione con:

Guardia di Finanza
Gen. D. Mariano La Malfa – Comandante Regionale Lazio
Gen. B. Giancarlo Franzese – Comandante Provinciale Roma
Col. t.ST Francesco Ruis – Comandante Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Roma
Ten. Col. t.SPEF Cosimo de Giorgi – Comandante Gruppo Tutela Spesa Pubblica – Nucleo P.E.F. Roma
Magg. Gennaro Antonio Colarusso – Capo Ufficio Operazioni – Nucleo P.EF. Roma
Cap. Andrea Sarra Fiore – Capo Sezione Operazioni – Ufficio Operazioni – Nucleo P.E.F. Roma
Cap. Manuel Carbonara – Comandante Sez. Tutela Beni Demaniali e di Interesse Pubblico – G.T.S.P. – Nucleo P.E.F. Roma
Lgt. CS Fabio Calabrese – Ispettore addetto alla Sez. Tutela Beni Demaniali e di Interesse Pubblico – G.T.S.P. – Nucleo P.E.F. Roma
Lgt. CS Christian Rea – Ispettore addetto alla Sez. Tutela Beni Demaniali e di Interesse Pubblico – G.T.S.P. – Nucleo P.E.F. Roma
Lgt. Antonio Granatelli – Ispettore Addetto alla Sez. Informatica Investigativa – Ufficio Operazioni – Nucleo P.E.F. Roma

in collaborazione con

Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale
Soprintendente: Margherita Eichberg
Ufficio mostre: Rossella Zaccagnini
Restauri: Antonio Giglio
Reintegrazione Pittorica: Maria Gabriella D’Ippolito
Indagini diagnostiche: Claudio Falcucci (M.I.D.A.), M.A.P. Project

Ringraziamenti

Gloria Adinolfi, ARA Edizioni s.r.l., Leonardo Bochicchio, Manuela Bonadies, Claudia Carlucci, Rodolfo Carmagnola, Enrico Ciavoni, Alessandro Conti, Emanuele Giannini, Antonio Giglio, Luciano Marras, Anna Maria Medici, Laura Maria Michetti, Vincenzo Palleschi, Simona Rafanelli, Fondazione Luigi Rovati e tutto il personale dell’Antiquarium di Pyrgi

 

 


Museo archeologico nazionale di Firenze