La collaborazione tra la Direzione regionale Musei nazionali Toscana e la Compagnia Virgilio Sieni prosegue con il progetto “Abitare il Museo. Il corpo dell’arte”. Il museo come luogo di consapevolezza ed emancipazione dell’individuo, a cura del Centro Nazionale di Produzione della Danza Virgilio Sieni, con il sostegno della Regione Toscana, del Ministero della Cultura, del Comune di Firenze e della Fondazione CR Firenze.
Tre giorni – venerdì 22, sabato 23 e lunedì 25 novembre – dedicati alle intersezioni tra danza e opera d’arte, tra corpo vivo e immagine dipinta: due performance – Physis e Lumen Naturae – la Lezione sul gesto e il Convegno Abitare il museo. Il corpo dell’arte compongono un ciclo di appuntamenti volti a indagare le nuove modalità di fruizione dello spazio museale e a sondarne le potenzialità e la rilevanza nell’ambito del welfare culturale, a partire dai progetti partecipativi ideati e realizzati da Virgilio Sieni all’interno delle principali istituzioni museali nazionali e internazionali. Scopri il programma completo
Sabato 23 novembre 2024, alle 17.00 al Cenacolo del Fuligno, Virgilio Sieni terrà una Lezione sul gesto / Ultima cena ispirata dai personaggi e lo spazio dell’affresco di Pietro Perugino, aperta a tutte e a tutti con l’introduzione all’opera d’arte di Stefano Casciu. Le lezioni sul gesto sono pratiche pubbliche rivolte a persone di qualsiasi età, capacità, provenienza, abilità, basate sullo studio di alcuni movimenti primari allo scopo di apprendere come l’intelligenza del corpo si nutre e vive dell’altro; come le pratiche condivise restituiscono allo spazio del corpo le forme del luogo accogliente. Per partecipare alla lezione è necessario compilare il modulo d’iscrizione di seguito. MODULO D’ISCRIZIONE
La giornata di studi – che vedrà la partecipazione di direttori di istituzioni museali, antropologi, operatrici e operatori del welfare culturale – si propone di attraversare alcune delle più rilevanti esperienze nell’ambito delle nuove modalità di fruizione degli spazi museali, illuminandone i risvolti in termini di benessere individuale e di sviluppo di legami comunitari.
A partire dal racconto di alcuni percorsi ideati e condotti da Virgilio Sieni, il primo panel ripercorrerà i principali progetti che sul territorio nazionale hanno messo al centro le potenzialità di una nuova fruizione degli spazi museali, stabilendo nuove relazioni tra il museo, il territorio e la comunità. Ad accomunare tali percorsi è anche la volontà di costruire nuovi paradigmi di accessibilità al museo e all’arte, inedite pratiche nelle quali la danza è un medium privilegiato per prendersi cura del corpo fragile. Ne discuteranno Stefano Baia Curioni, Direttore di Palazzo Te a Mantova e docente presso l’Università Bocconi di Milano; Stefano Casciu, Direttore regionale Musei nazionali Toscana; Eva Degl’Innocenti, Direttrice Settore Musei Civici Bologna.
Inserito tra gli eventi del festival La Toscana delle donne, il secondo panel della giornata dedica un tempo privilegiato all’attraversamento di alcuni percorsi pionieristici, ideati e diretti da curatrici e operatrici. A emergere è un modello femminile di welfare culturale che in Toscana ha trovato una solida concretizzazione, una tappa di quel “viaggio” – questo il titolo scelto per la terza edizione del festival – ancora in corso verso la parità di genere. Alla presenza di Cristina Manetti, Capo di Gabinetto della Presidenza della Regione Toscana e ideatrice de La Toscana delle donne, il panel vede in dialogo Cristina Bucci, fondatrice dell’Associazione culturale L’immaginario, e Chiara Damiani, responsabile dell’area educazione museale per Stazione Utopia: la conversazione verterà sulle innovative pratiche di accessibilità e di fruizione del museo sperimentate in questi ultimi anni.
La sessione pomeridiana si apre con una conversazione tra Franco La Cecla, antropologo e docente presso la NABA e lo IULM, e Paolo Verri, direttore della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, docente presso l’Università Cattolica di Milano, lo IED di Torino e lo IULM. Il dialogo cercherà di evidenziare le sollecitazioni che la contemporaneità ha imposto alla triangolazione arte-cultura-comunità, mostrandone tanto le inedite ricchezze quanto le possibili aporie.
Seguirà un panel dedicato alla figura dell’operatore culturale odierno: una professionalità in grado di mediare tra istanze e stakeholder, e di mettere al centro della propria azione il benessere – individuale e della comunità – inteso come imprescindibile esito di una progettualità artistica. Intervengono Elena Pelosi, coordinatrice delle attività dell’area formazione della Fondazione Scuola dei Beni e delle Attività Culturali di Roma e Francesca Togni, responsabile della formazione mediatrici e mediatori culturali d’arte della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Torino.
Chiuderanno la giornata le riflessioni affidate a Elena Pianea – Direttrice Beni, Istituzioni, Attività culturali e Sport della Regione Toscana – e a Virgilio Sieni, che delineeranno le traiettorie di senso emerse dalle conversazioni e dai panel. Il tentativo sarà quello di tracciare le linee di forza di pratiche e processi virtuosi, che hanno messo al centro il benessere dell’individuo (soprattutto della persona fragile) nel suo dialogo con l’opera d’arte, il museo, la comunità.
Dieci danzatori, disposti nelle vicinanze delle opere del Beato Angelico al Museo San Marco a Firenze, propongono ai visitatori, esercizi ascoltati, brevi sequenze contemplate, ripetizioni meditate, sguardi di attenzione allo spazio delle celle.
Le dieci opere scelte del Beato Angelico, abitano lo spazio in San Marco creando un tragitto inteso come una forma meditata del camminare. Il pubblico sarà invitato in questo cammino silenzioso ad osservare liberamente e a richiedere, se lo desidera, la trasmissione dell’opera attraverso il gesto. Quello che nasce è un’idea di agorà del gesto trasmesso sottovoce: un veicolare di gesti di vicinato e vernacolari, aderenti alle opere e colmi d’ascolto.
Porsi di fronte all’opera d’arte per interrogarsi sulla nostra postura, su come il gesto assorba la notizia dell’opera d’arte per un dialogo sorgivo.
Attraverso il corpo, riferendosi alle forme dell’ascolto che nell’immediatezza sperimentano e verificano il grado di risonanza tra un gesto e l’altro, tra il corpo e l’opera d’arte.
Forma di cura dell’anima che parte dal senso del dono e dell’apertura: donarsi all’opera e aprirsi alle indicibili fessure che svelano il desiderio di percorrere un viaggio insieme all’opera d’arte. Un dono in quanto il gesto è accolto come restituzione spontanea e come tale è innestato insieme agli altri in un gioco cosmologico di rimandi e associazioni.