Direzione regionale Musei nazionali Toscana

Presentazione del Quaderno del Museo di San Marco “Sant’Antonino Pierozzi nel Museo di San Marco. Nel V centenario della canonizzazione”, del busto di Sant’Antonino attribuito a Baccio da Montelupo e della tela di Piero del Pollaiolo “Sant’Antonino ai piedi del Crocifisso” restaurata grazie al sostegno di Friends of Florence.


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Venerdì 19 gennaio, ore 16.30. Ingresso libero

Il Museo di San Marco assolve nel migliore dei modi l’onore e l’onere di celebrare il quinto centenario del ‘suo’ santo, Antonio Pierozzi (1389-1459) – conosciuto ai più col nome di Antonino, per via della corporatura minuta -, canonizzato il 31 maggio 1523 da papa Adriano VI.

Con il nuovo Quaderno, il quinto dalla pubblicazione del volume di esordio della collana, l’esposizione nel Refettorio piccolo e il nuovo allestimento della cella che tradizionalmente si ritiene lo abbia ospitato, il Museo rende un doveroso omaggio ad una delle figure più importanti dell’ordine domenicano a Firenze, nel Quattrocento ed oltre.

La pubblicazione del volume, realizzato dalla casa editrice Sillabe, dal titolo Sant’Antonino Pierozzi nel Museo di San Marco nel V centenario della canonizzazione,  e il restauro della tela attribuita a Piero del Pollaiolo, raffigurante Sant’Antonino ai piedi del Crocifisso, si devono al generoso sostegno dei Friends of Florence, grazie al dono di The Houston Family Foundation, presieduti da Simonetta Brandolini d’Adda, che a loro volta celebrano il venticinquesimo anno di attività, confermando il rapporto di speciale vicinanza al Museo di San Marco.

Il volume e i restauri saranno presentati al pubblico venerdì 19 gennaio, alle 16.30, nella Biblioteca di Michelozzo del Museo di San Marco. Interverranno Stefano Casciu, Direttore regionale dei musei della Toscana, Angelo Tartuferi, Direttore del Museo di San Marco, Simonetta Brandolini d’Adda, Presidente di Friends of Florence, Massimo Mancini OP, Docente di Storia della Chiesa alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, Francesco Salvestrini, Docente di Storia medievale all’Università di Firenze, e Aldo Galli, Docente di Storia dell’arte moderna all’Università di Trento.

Assai popolare in città molti anni or sono – quando capitava spesso di sentire in bocca ai fiorentini l’esclamazione: “speriamo che sant’Antonino ci aiuti!” – il Priore della ristrutturazione del convento di San Marco – amico personale di Cosimo il Vecchio dei Medici -, per il quale l’Angelico lavorò a uno dei cicli decorativi più famosi di ogni tempo, l’arcivescovo di Firenze dal 1446 al 1459, è oggi pressoché dimenticato e sconosciuto, soprattutto per le nuove generazioni.

Il restauro della grande tela con Sant’Antonino ai piedi del Crocifisso, oggi riferita stabilmente a Piero del Pollaiolo (Firenze 1441/42 – ante 1496), appare di rilevante significato, sia sul versante artistico, sia per quanto attiene al ricordo e alla devozione per il Priore di San Marco, titolare di questo ruolo chiave dal 1439 al 1444. Il dipinto, assegnato con sicurezza dalle fonti antiche al minore dei due celebri fratelli – che gli studi di anni più recenti individuano come il vero pittore, oltretutto di grande levatura, mentre Antonio era soprattutto il grandissimo orafo e scultore che ben conosciamo -, era arrivato fino a noi in condizioni conservative assai precarie. La lunga esperienza e il costante aggiornamento professionale di una restauratrice del calibro di Lisa Venerosi Pesciolini, ha consentito non soltanto di fermare l’inevitabile degrado dell’opera a quarant’ anni esatti dall’ultimo intervento di restauro, ma soprattutto di proporne una nuova, e per certi aspetti, coraggiosa leggibilità.

L’opera può dirsi adesso completamente recuperata anche dal punto di vista dell’apprezzamento critico e s’impone come uno degli esemplari più alti dell’ultima fase dell’attività dell’artista. La sua iconografia ripropone il tema fondamentale della spiritualità domenicana, quello cioè dell’assoluta condivisione della sofferenza del Cristo sulla croce, espressa mirabilmente dal celeberrimo affresco del Beato Angelico che si offre alla vista dei visitatori appena entrati nel museo, proprio in fondo al Chiostro di Sant’Antonino.

Piero del Pollaiolo sostituisce la figura di san Domenico ai piedi del Crocifisso con quella del santo fiorentino, nel dipinto eseguito secondo la Cronaca di Padre Serafino Razzi nel 1483, per essere collocato sopra un semplicissimo altare in mattoni intonacato, addossato all’estremità sinistra del tramezzo della chiesa di San Marco, per segnalare il punto preciso della sua tumulazione.

L’opera sarà esposta fino al 30 marzo 2024 nella sala del Refettorio piccolo, affiancata dai due angeli reggicandelabro dipinti nel 1523 da Fra Paolino da Pistoia, che vennero posti ai lati della tela di Piero del Pollaiolo, sull’altare ligneo approntato dall’architetto e scultore Baccio d’Agnolo (1462-1543) in occasione della canonizzazione del santo.

Nel Refettorio piccolo sarà esposto anche un bellissimo busto in terracotta del Pierozzi, ora attribuito allo scultore Baccio da Montelupo (Montelupo 1469 – Lucca 1537?) dallo specialista David Lucidi – che l’anno scorso ha pubblicato un’ampia monografia dedicata allo scultore “savonaroliano” -, con la datazione sulla metà dell’ultimo decennio del Quattrocento.

Si tratta di un’immagine di straordinaria forza espressiva, caratterizzata da un naturalismo respirante, ottenuta per calco dalla maschera funebre di sant’Antonino esposta nella sua cella del Museo di San Marco. L’opera, danneggiata all’inizio del secolo scorso, è stata recuperata da un ottimo restauro di Giulia Basilissi, funzionaria restauratrice della Direzione regionale musei della Toscana.

“Per il restauro del raffinato dipinto su tela con Sant’Antonino ai piedi del Crocifisso, realizzato magistralmente da Lisa Venerosi Pesciolini, e per questa pubblicazione – dichiara Stefano Casciu – dobbiamo ancora una volta ringraziare i Friends of Florence, e la loro presidente Simonetta Brandolini d’Adda, per il costante supporto che hanno dato ed ancora rinnovano nei confronti del Museo di San Marco, in questo caso grazie al contributo della Houston Family Foundation.”

“La tela di Piero del Pollaiolo e il busto di Baccio da Montelupo, oltre a illustrare splendidamente la figura di Sant’Antonino, rappresentano due recuperi fondamentali per le raccolte del museo fiorentino – sottolinea Angelo Tartuferi”.

“Tornare al Museo di San Marco per Friends of Florence è sempre un’esperienza davvero importante: è infatti un luogo molto caro alla nostra Fondazione. – Sottolinea la Presidente Simonetta Brandolini d’Adda – Dopo gli interventi agli affreschi nel Chiostro di San’Antonino, alla Crocifissione e Santi di Beato Angelico nella sala del Capitolo, dopo il riallestimento della Sala d’Ospizio e il restauro alla Pala di Bosco ai Frati del Beato Angelico, il dipinto Sant’Antonino ai piedi della Croce di Piero del Pollaiolo è il nostro quinto progetto di restauro qui a San Marco. Ringrazio a nome della Fondazione il Dott. Stefano Casciu della Direzione Regionale Musei della Toscana, il Direttore del Museo di San Marco il Dott. Angelo Tartuferi per averci offerto l’opportunità di contribuire alla salvaguardia di quest’opera così affascinante e Lisa Venerosi Pesciolini che ha realizzato questo magistrale restauro. Il nostro grazie va inoltre a The Houston Family Foundation, i nostri donatori che hanno reso possibile l’intero intervento.”

Nel solco del riallestimento del cosiddetto Appartamento del Savonarola, portato a termine l’anno scorso e documentato nel Quaderno N. 4 del Museo, in questa occasione è stata riallestita anche la cella che fu di sant’Antonino, retrostante la parete su cui è dipinta la celeberrima Annunciazione del Beato Angelico, icona del celebre museo fiorentino e opera in sommo grado rappresentativa del primo Rinascimento. All’interno di essa è stato ricollocato l’Albero genealogico del santo del secolo XVIII, recuperato dal deposito del museo e appositamente restaurato, e la grande urna che all’apertura del museo nel 1869 conteneva oggetti, reliquie, documenti e opere d’arte in relazione con la figura del santo. Ai giorni nostri l’urna sarà lasciata vuota, ma assolverà, come allora, alla funzione di fare da base di supporto al feretro “celeste e oro”, sopra al quale il corpo del Santo fu traslato nella cappella Salviati nel braccio destro della chiesa di San Marco e portato in processione in occasione della peste del 1630.

La consueta collaborazione con l’Accademia di Belle Arti ha visto la partecipazione delle allieve del Corso di Museografia e allestimento degli spazi espositivi alla fase progettuale.


Museo di San Marco