Riaprono al pubblico la Cella 44 e la Sala Greca del Museo di San Marco

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Da martedì 8 aprile 2025.
Continuano le aperture di nuovi spazi parzialmente chiusi o inaccessibili al pubblico al museo di San Marco. Dopo anni di chiusura, è di nuovo visibile la cella 44 del Dormitorio Nord, al primo piano del Museo di San Marco, grazie all’intervento conservativo sul frammento di affresco con San Domenico a cura dei restauratori della Società Habilis SRL.
Oggi della pittura di Beato Angelico è rimasta solo la figura di San Domenico, il resto della composizione è andato perduto con l’edificazione dello scalone monumentale michelozziano, che comportò la chiusura della finestra esistente e l’apertura di una nuova sull’affresco.

È assai probabile che dall’altro lato del Crocifisso, oggi mancante, fosse presente una raffigurazione della Maddalena, come sostiene lo storico dell’arte Gerardo de Simone, che sottolinea il ruolo centrale di questa figura all’interno della narrazione del complesso di San Marco: «Nell’insieme del ciclo angelichiano, la Maddalena ha un ruolo da protagonista, poco evidenziato dalla critica: accorata spettatrice della Crocifissione nelle celle 25, 36, 40, 41 e 43, si prende cura del Cristo deposto nella cella 2, è testimone della Resurrezione nel “Noli me tangere” della cella 1 e nelle “Marie al sepolcro” nella cella 8. Ciò riflette il culto speciale tributato all’Apostola Apostolorum dai domenicani: per Humbert de Romans, quinto Maestro generale dell’Ordine dei frati predicatori (1254-1263), la Maddalena “dopo la sua penitenza è stata resa dal Signore così grande per grazia, che dopo la Beata Vergine non si trova donna nel mondo alla quale non si renda maggior riverenza e non si dia maggior gloria in cielo”»
Dopo un lungo intervento di riordino e sistemazione delle opere a cura delle curatrici e dello staff del museo, a partire dal 18 aprile nel percorso di visita si inserisce anche la Sala Greca, uno degli ambienti più suggestivi dell’antica biblioteca michelozziana.
La Sala Greca venne aggiunta sul lato nord della “Biblioteca latina” nel 1457. Lo splendido soffitto ligneo, con lacunari dipinti a finti marmi policromi e l’alta cornice rossa, in origine era accompagnato dal colore verde delle pareti.

Il gusto per la policromia e per i marmi variegati che troviamo in questo ambiente è indicativo di una nuova sensibilità coloristica che sottintende anche significati simbolici: il porfido è simbolo della durevolezza, ma anche della forza della conoscenza; il finto marmo è espressione del sovrannaturale e quindi del divino.
Nella sala in origine erano collocati 14 banchi su cui poggiavano preziosi testi in lingua greca, assicurati mediante catene in metallo. Il patrimonio bibliografico del convento subì nei secoli un progressivo depauperamento, fino alla sua totale dispersione.
Gli armadi, degli inizi del ‘700, oggi custodiscono 130 codici databili tra il tardo Duecento e gli inizi del Cinquecento, pervenuti principalmente dai conventi soppressi nel 1866. Resta inoltre un gruppo prezioso di codici liturgici, che Cosimo il Vecchio fece realizzare appositamente per il convento.

All’interno degli armadi si conservano anche 26 splendidi vasi in terracotta invetriata, di cui due sono esposti sui tavoli, attribuiti alle botteghe di Montelupo fiorentino e appartenenti al convento di S. Marco. I vasi erano impiegati per custodire le acque medicamentose e i rimedi medicinali realizzati dai frati del convento. Al centro di ogni orciuolo, una ghirlanda incornicia l’immagine di un santo domenicano e riporta un’iscrizione con il nome del contenuto.
Museo di San Marco