Direzione regionale Musei nazionali Toscana

Riaprono al pubblico la Corte del Granaio e il Chiostro dei Silvestrini, tra gli ambienti più antichi dell’intero complesso di San Marco.


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Da giovedì 20 marzo 2025.

Il Museo di San Marco continua a restituire al pubblico nuovi spazi inaccessibili da tempo che  in questi giorni entrano a far parte del percorso museale:  la Corte del Granaio  e il Chiostro dei Silvestrini, due tra gli ambienti più antichi dell’intero complesso. Ai monaci benedettini Silvestrini che abitarono il convento dalla fine del Duecento ai primi anni del Quattrocento, prima dell’arrivo dei frati domenicani, si deve la denominazione scelta in onore di San Marco Evangelista.
Il Chiostro conserva ancora le sue proporzioni medievali perché poco toccato dall’intervento quattrocentesco di Michelozzo,  e si sviluppa  lungo l’attuale Via La Pira. Colonne e pilastri con capitelli a foglie d’acqua dichiarano, infatti, una fattura trecentesca.
Sotto le sue volte sono oggi esposte, seguendo un ordine cronologico, lastre e armi familiari, un centinaio di pezzi databili dal XIII al XVIII secolo, rimossi nel 1893 dal sepolcreto della chiesa di San Pancrazio, uno degli edifici ecclesiastici più antichi della città, oggi divenuto Museo Marino Marini, e trasferiti al Museo del Bargello e successivamente nel Chiostro di San Domenico di San Marco, furono infine collocati negli anni ’70 del Novecento nel lapidarium.

Fra le opere più interessanti si segnalano una lastra con arme Prosperi datata 1276 e un elegante monumento della fine del Quattrocento dell’abate Vincenzo Trinci. Al di là dell’interesse artistico il Sepolcreto è comunque di notevole interesse storico per lo scorcio di panorama che offre sulla composizione sociale di quel quartiere cittadino, trovandosi accanto agli stemmi dei nobili quelli di persone comuni individuate dalla loro attività artigianale, professionale o commerciale.
 

Nell’adiacente corte, già detta Corte del Granaio perché anticamente usata per il deposito delle granaglie, si incontrano portali e colonne provenienti dallo smembramento di chiese e di edifici storici distrutti, tra cui i resti delle Porte di San Leo, che sorgevano presso l’attuale via dei Brunelleschi, e il Portale del Giardino dei Pazzi, sormontato da una testa di leone.

Nella corte si trovano anche altre due protomi leonine, simboli del libero Comune medioevale, il cosiddetto Marzocco, nonché dell’evangelista San Marco, realizzate tra il 1513-1515  nei primi anni del pontificato del papa fiorentino Leone X, destinate al fregio del tamburo della cupola del Duomo, progettato da Baccio d’Agnolo.

 

 

 

Museo di San Marco