Direzione regionale musei della Toscana

Arezzo – Museo nazionale d’arte medievale e moderna

Orari di Apertura e Biglietti
Apertura :

martedì e mercoledì: 8.30-19.00, ultimo ingresso ore 18.00;
giovedì, venerdì e sabato: 8.30-13.30, ultimo ingresso ore 12.30
La prima domenica del mese e i festivi infrasettimanali: 8.30-13.30, ultimo ingresso ore 12.30

 

Biglietti :

Biglietti
Intero € 6  + € 3 diritto di prevendita online
Ridotto € 2  + € 3 diritto di prevendita online

Biglietto unico circuito museale aretino: Basilica di San Francesco, Museo di Casa Vasari e Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate e Museo Nazionale d'Arte Medievale e Moderna
Intero: € 17 +  €  3 diritto di prevendita online
Ridotto: € 8 + € 3 diritto di prevendita online 

I biglietti sono acquistabili alla biglietteria del museo e online all'indirizzo  discoverarezzo.ticka.it  dove sono anche consultabili le condizioni di vendita. Per informazioni: +39 0575 1696258

Il Museo ha sede nello storico palazzo Bruni Ciocchi, uno dei più bei palazzi rinascimentali della città, posto nella zona di San Lorentino, quartiere di Porta del Foro.

L’edificio fu costruito  alla metà del Quattrocento per volere di Donato Bruni, figlio del celebre umanista Leonardo, cancelliere della Repubblica fiorentina, su precedenti insediamenti trecenteschi della famiglia ghibellina degli Accolti. Venne poi acquisito dalla famiglia Ciocchi dal Monte, di Monte San Savino, e fu probabile sede cittadina del cardinale Giovan Maria Dal Monte, poi divenuto papa con il nome di Giulio III. A partire dal Seicento ne divennero proprietari i conti Barbolani di Montauto, originari della Valtiberina, che lo ristrutturarono facendo costruire lo scalone monumentale, la galleria e il grande salone.
Dal 1816 il palazzo passò al Governo toscano che lo adibì ai Monopoli di Stato, facendone un deposito di vari generi, soprattutto sale, e collocandovi gli uffici della dogana, per questo è conosciuto anche come Palazzo della Dogana.
L’edificio, oggi di proprietà statale, si sviluppa su tre piani intorno a un grande cortile porticato su tre lati con eleganti colonne di  pietra serena, per il quale si è fatto il nome di Bernardo Rossellino, attivo ad Arezzo nel 1434, ma i cui riferimenti stilistici sono più conformi all’architettura del Brunelleschi. Sul retro del palazzo, posto a livello del primo piano, è invece  un giardino pensile di ispirazione rinascimentale.
Il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna può essere considerato tra i più interessanti della Toscana per ricchezza e varietà di opere che, rispecchiando l’unione di più  raccolte e collezioni d’arte di diversa formazione e provenienza, testimoniano al massimo grado la storia culturale e lo sviluppo artistico di Arezzo.
Il Museo nasce nel 1958, a seguito di una convenzione stipulata tra il Ministero della Pubblica Istruzione, che allora includeva le Belle Arti, e il Comune di Arezzo risolvendo annose questioni di gestione delle collezioni della pinacoteca comunale. Queste stesse collezioni derivavano, tra l’altro,  dalla soppressione degli Ordini religiosi voluta dallo Stato dopo l’Unità d’Italia, dal collezionismo antiquariale ed erudito aretino del  Bartolini, del Funghini e del Fossombroni, dalle raccolte Bacci, Rossi e Subiano, confluite nel patrimonio artistico della Fraternita dei Laici, istituzione civile e religiosa cittadina fondata nel 1262,  che le aveva affidate in perpetuo al Comune dal 1934, e che già nell’Ottocento per merito del naturalista Marcantonio Fabroni, aveva  fondato un proprio Museo.
A tali nuclei collezionistici vennero ad aggiungersi, oltre a quelle provenienti dal territorio, opere dai depositi dalle Gallerie fiorentine già dagli anni Trenta e poi successivamente nei Cinquanta, anni in cui sempre, con opere provenienti da Firenze, era stato realizzato l’allestimento della quadreria del Museo Statale di Casa Vasari.  Nel 1964 il percorso museale si arricchisce della Collezione Salmi, per volere dell’illustre storico dell’arte aretino, a cui fa seguito nel 2010 una nuova donazione voluta dalla figlia.
Dopo i pesanti bombardamenti della seconda guerra mondiale al Palazzo Pretorio, dove era allora alloggiata la pinacoteca comunale, con gravi perdite di opere, le collezioni trovano posto nel Palazzo Bruni Ciocchi, restaurato ed allestito a cura delle Soprintendenze ai Monumenti e alle Gallerie di Firenze, poi con l’istituzione nel 1967 passa alla Soprintendenza aretina e infine, con l’ultima riforma ministeriale, entra a far parte del Polo Museale della Toscana, ora Direzione regionale musei della Toscana.

Depliant – Museo nazionale d’Arte Medievale e Moderna

La Guida del Museo

Itinerario museale

Il museo si articola in venti sale secondo un percorso  cronologico va dall’alto Medioevo all’Ottocento.

PIANO TERRENO
Le sale del piano terreno sono dedicate all’esposizione di frammenti lapidei, di rilievi e sculture di epoca altomedievale e romanica provenienti dalle diverse aree del territorio.
Vi sono esposti gruppi scultorei provenienti dalle chiese aretine e in particolare dall’antica facciata e dall’interno del Duomo. Di notevole interesse è il San Michele Arcangelo e  le statue raffiguranti Madonna col Bambino, anticamente poste a protezione delle porte di accesso della città. Si conservano inoltre dipinti del XIII secolo, come le tavole di Margarito d’Arezzo, primo significativo artista aretino, e il prezioso scapolare di Gregorio X, papa morto ad Arezzo nel 1276.
Vi sono inoltre allestite vetrine con alcuni esemplari delle collezioni di glittica,  di placchette, di bronzetti  e di oreficerie che documentano le antiche radici dell’arte orafa aretina.
Nel cortile, invece, sono collocate numerose colonne e capitelli duecenteschi provenienti dall’abside della Pieve di Santa Maria e altri frammenti architettonici.

PRIMO PIANO
Le tre sale iniziali presentano opere che ben compendiano  lo svolgersi dell’arte dal XIII al XV secolo, come alcune tavole raffiguranti Madonna col Bambino di ambito fiorentino, del senese Pietro Lorenzetti, ma anche angeli del Guariento, il San Michele Arcangelo di Buonamico Buffalmacco. Numerosi poi gli affreschi staccati, provenienti da diverse località della provincia, opera di Giovanni di Agnolo di Balduccio, di Andrea di Nerio e soprattutto della significativa personalità di Spinello Aretino e del figlio Parri,  qui rappresentato con la tavola della Madonna della Misericordia e con gli affreschi staccati del ciclo dell’Annunciazione provenienti dal Duomo vecchio.
Si passa poi ad una piccola saletta che conserva una squisita collezione di vetri, variegata sotto il profilo tipologico e cronologico, per arrivare nella quarta e nella quinta sala dove si conservano opere che testimoniano l’influenza di Piero della Francesca sulla pittura aretina, tra cui  le opere di Bartolomeo della Gatta, come San Rocco, ma sono presenti anche Lorentino d’Andrea, Neri di Bicci, il grande camino del Mosca e le sculture in terracotta Bernando Rossellino e di Michele da Firenze, e l’urna reliquiario dei santi Lorentino e Pergentino di Niccolò di Giovanni da Borgo Sansepolcro.
Continuando la visita si entra nella sezione delle maioliche con una sala dedicata alle robbiane tra cui  una pala della bottega di Andrea della Robbia raffigurante Madonna col Bambino e i santi Sebastiano e Giuliano. La collezione di maioliche presente nel Museo può essere considerata tra le più importanti d’Italia sia per la qualità dei manufatti sia perchè offre un panorama vario ed esaustivo sulle diverse tipologie e sui centri di produzione delle principali aree geografiche della penisola. Conta circa cinquecento pezzi, provenienti dalla fusione delle collezioni della Fraternita dei Laici e dell’erudito Vincenzo Funghini, tra cui, oltre ad un discreto nucleo di opere di officine spagnole, ceramiche di Casteldurante, Montelupo, Venezia, Pesaro e Urbino, Firenze, Gubbio, Faenza e Deruta.
Nel grande corridoio del primo piano si conserva l’eccezionale Convito per le nozze di Ester e Assuero eseguito da Giorgio Vasari per il refettorio della Badia delle SS. Flora e Lucilla in Arezzo,  una delle opere più famose del pittore aretino e tra i dipinti su tavola più grandi del Cinquecento italiano. Dal corridoio ci si immette poi nelle due sale dedicate alla Collezione Salmi, illustre storico dell’arte che si occupò del primitivo allestimento del museo allora comunale, con una settantina di opere, tra cui dipinti di Ludovico Carracci, di Alessandro Magnasco, di Adriano Cecioni.

SECONDO PIANO
Al secondo piano l’esposizione prosegue con la seconda parte della pinacoteca dedicata all’arte dal XVI al XX secolo. Nelle prime due sale sono conservate, tra le altre opere, le grandi tavole della tarda attività di Luca Signorelli, di Domenico Pecori, allievo di Bartolomeo della Gatta, del Cigoli, di Jacopo Vignali e soprattutto di Giorgio Vasari come L’immacolata Concezione, la pala Camaiani, lo stendardo di San Rocco.
Sono inoltre presenti alcune teche che espongono numerosi esemplari della collezione, di circa 3600 pezzi, di sigilli, monete (1500 ca) tra cui 150 monete aretine che coprono tutto l’arco di attività della zecca cittadina, medaglie (710 ca) e tessere mercantili medievali (280).
Nelle ultime sale, oltre ad opere tardo cinquecentesche di Santi di Tito, il Seicento e il Settecento sono documentati, tra gli altri, dipinti di Salvator Rosa, Carlo Dolci, Andrea Pozzo, Viviano Codazzi e degli aretini Salvi Castellucci e Bernardino Santini, mentre la sala dedicata all’Ottocento offre una serie di significativi ritratti di personaggi della società aretina tra cui Tommaso Sgricci, Gaspare Bonci e gli autoritratti Pietro Benvenuti, Raimondo Zaballi, Amos Cassioli, e diversi dipinti a documentare la pittura storica del periodo, come un grande quadro  di Tommaso Sebastiani raffigurante Il giovane Michelangelo e Lorenzo il Magnifico.
Vi è inoltre una sostanziosa rassegna di piccoli dipinti macchiaioli tra cui Giovanni Fattori,  Telemaco Signorini, Luigi Gioli, per terminare con il busto, realizzato da Lorenzo Bartolini, di Vittorio Fossombroni, matematico, economista e ingegnere, al quale si deve la bonifica della Valdichiana.