Direzione regionale Musei nazionali Toscana

Museo e Galleria Mozzi Bardini

Orari di Apertura e Biglietti
Apertura :

Dal febbraio 2020 il Palazzo ospita la Direzione regionale musei della Toscana e il Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.

Il Museo e la Galleria di Palazzo Mozzi Bardini sono attualmente in corso di restauro e riordino e sono chiusi al pubblico.
E' aperta su prenotazione la consultazione dell'Archivio Bardini.
 

ARCHIVIO STORICO EREDITÀ BARDINI (ASEB)

La consultazione dei copia lettere è esclusa per ragioni conservative. Dietro richiesta, sarà possibile l’invio di copie digitali in numero limitato qualora le condizioni conservative lo consentano. Per il carteggio è possibile consultare l'archivio digitale del Carteggio Bardini in corso di implementazione.

ARCHIVIO FOTOGRAFICO EREDITÀ BARDINI (AFEB)

Non è al momento consultabile per ragioni di riordino e conservative: ma è on line l'archivio digitale dei Fascicoli d'arte di Stefano e Ugo Bardini

ARCHIVIO CATALOGRAFICO E RESTAURI
La consultazione delle schede di catalogo delle collezioni è al momento in fase di riordino.
Per la consultazione dell'archivio restauri inviare richiesta a drm-tos.bardini@cultura.gov.it

INDICAZIONI PER LA CONSULTAZIONE
L'Archivio è aperto per la consultazione  esclusivamente su appuntamento da richiedere via mail a drm-tos.bardini@cultura.gov.it  compilando l’apposito modulo 

Regole di accesso

  • Nella richiesta dovrà essere specificato dettagliatamente l'oggetto della ricerca, in modo da consentire l’individuazione dei materiali archivistici da selezionare per la consultazione

  • Prima di accedere all'archivio è necessario registrarsi all’ingresso e igienizzare le mani.

  • Durante la consultazione è possibile fare uso della matita o del pc.

    La consultazione e l’eventuale riproduzione del materiale potranno essere negati.

  • se i materiali si trovano in pessimo stato di conservazione

  • se i materiali sono utilizzati temporaneamente dal personale del museo per l’esecuzione di restauri, pubblicazioni, e quanto altro riferito ai compiti istituzionali del Museo e Galleria Mozzi Bardini.

Palazzo Mozzi Bardini, “il severo e turrito palagio che sorge a guardia dell’antico Ponte alle Grazie“, era la dimora medievale della ricca e potente famiglia dei Mozzi, mercanti e tesorieri pontifici per più generazioni, che tra  Duecento e Trecento ha ospitato illustri uomini politici e condottieri, papa Gregorio X, Piero d’Angiò e Gualtieri VI di Brienne, duca di Atene.

Agli inizi del Quattrocento, a causa di disavventure finanziarie, i Mozzi furono costretti ad alienare le proprie abitazioni, che passarono ai Bardi e ai Nasi. La famiglia tornò in possesso della proprietà nel 1551 e la incrementò con l’acquisto di tutto il terreno fino a Porta San Giorgio. Nel Settecento il Palazzo subì “profondi restauri” progettati da Gasparo Maria Paoletti  ma, a causa di un nuovo rovescio finanziario e per l’estinzione della famiglia, a metà Ottocento fu acquistato dalla principessa russa Vanda Carolath von Beuthen. Infine, nel 1913 l’edificio fu venduto al collezionista e antiquario Stefano Bardini, celebre mercante fiorentino che aveva il suo showroom nel vicinissimo palazzo costruito nel 1880, oggi Museo Stefano Bardini. Da allora Palazzo Mozzi divenne prezioso deposito di innumerevoli opere d’arte, circa 30.000 pezzi tra terrecotte, stucchi, stemmi, mobili, armi, frammenti architettonici e dipinti. Nel 1965, alla morte di Ugo Bardini, figlio di Stefano e suo unico erede, il complesso rimase nuovamente in stato abbandono fino al 1997, quando lo Stato italiano acquisì l’eredità Bardini, che comprendeva anche il Palazzo, e iniziò i lavori di restauro e messa in sicurezza della struttura, tutt’ora in corso.

Palazzo Mozzi, costruito tra il 1266 e il 1273, frutto dell’unione di più case e torri, si presenta come un edificio medievale anche se il suo aspetto non è completamente autentico. Nel corso dei secoli, infatti, la facciata ha subito molteplici modifiche. Oggi il Palazzo fa da straordinaria quinta alla piazza intitolata ai Mozzi, con la sua severa e lunga facciata a piccole bozze squadrate, interrotta al centro dall’alta torre merlata e segnata al piano terreno dalla successione ininterrotta dei fornici, come si conviene all’immagine che del Medioevo si aveva tra Otto e Novecento. Al centro della facciata risalta un grande scudo con lo stemma dei Mozzi, la croce d’oro di Tolosa in campo rosso.

L’Archivio Bardini

L’archivio storico dell’Eredità Bardini, ospitato al piano nobile di Palazzo Mozzi Bardini, rappresenta una documentazione fondamentale per conoscere la storia di questa straordinaria famiglia di antiquari. L’archivio è costituito da fotografie, carteggi privati e di lavoro, documenti amministrativi e contabili, prevalentemente legati all’attività commerciale e imprenditoriale di Stefano Bardini (1836-1922) e del figlio Ugo (1892-1965), che ne proseguì l’impresa.
Il nucleo più antico, l’ Archivio storico Eredità Bardini, copre un arco temporale che va dal 1877 al 1965 ed è ordinato secondo un criterio cronologico. Comprende il ricco carteggio di Stefano e Ugo con storici dell’arte, antiquari e  collezionisti di fama internazionale, tra i quali  Wilhem Bode e Bernard Berenson, i copialettere, documenti contabili e legali, acquisti, disegni e planimetrie ma anche quaderni e ritagli di giornali d’epoca, fondamentali per conoscere gli aspetti privati della famiglia ma soprattutto l’evolversi del commercio antiquario e del gusto artistico tra la fine dell’Ottocento e il secondo dopoguerra.
L’archivio Bardini comprende anche una fototeca di circa 14.000 immagini tra positivi, albumine, lastre e negativi, e poco meno di 20.000 ritagli. Le foto erano infatti uno strumento di lavoro importantissimo per l’attività commerciale dei due antiquari ma anche per quella dei laboratori all’interno di Palazzo Mozzi Bardini nei quali si producevano oggetti “in stile” o si restauravano mobili, arazzi, tessuti e altre tipologie di materiali. Fanno parte dell’archivio anche le incisioni di Ugo Bardini, oltre ad un migliaio di disegni, databili tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del secolo successivo, anch’essi strumenti di lavoro.
Si tratta, infatti, di veline, spolveri, cartamodelli, carte colorate che riproducono o ricreano motivi decorativi, ma anche schizzi, opera di Stefano e Ugo e degli artigiani che erano nel loro libro paga.
Palazzo Mozzi Bardini ospita anche la biblioteca Bardini, nella quale si trovano riviste e circa 200 volumi, alcuni appartenuti ad Emma, figlia di Stefano e sorella di Ugo, raccolti tra il 1879 e il 1932.
Si tratta principalmente di cataloghi d’asta, libri a tema storico artistico, in molti casi con dediche e appunti, frutto di scambi con improntanti conoscitori e antiquari italiani e non, ma anche romanzi, spesso in lingua straniera.
In seguito al lascito di Ugo Bardini, l’archivio, con la ricchissima collezione di mobili, ceramiche, tessuti, e altri materiali di varia tipologia, appartiene allo Stato Italiano dal 1997 e dal 2015 è fa parte della Direzione regionale musei della Toscana.
Una parte meno consistente del patrimonio archivistico Bardini si trova alla Biblioteca delle Oblate di firenze, presso l’Archivio storico dei Musei Civici fiorentini, dove si conservano il carteggio degli anni 1905- 1915 e altri documenti di natura amministrativa.

Direttore Marco Mozzo
marco.mozzo@cultura.gov.it